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      Fu creduto ch'ella morisse di dolore; perché in quel tempo le sorti di Gioacchino erano nel Congresso, più delle sue, fortunate; e 'l giorno innanzi i ministri di lei, rammentando le ragioni della Casa borbonica al trono di Napoli, ne avevano avuto in risposta l'acerbo ricordo delle esercitate crudeltà del 99; ed a lei, poche ore innanzi del morire, indiscreto cortigiano avea riferito (vero o falso, ma in Vienna divolgato) il motto dell'imperatore di Russia: "Non potersi, or che si curava dei popoli, rendere al trono di Napoli un re carnefice (Ferdinando)". Visse quella regina anni più che sessantadue, de' quali quarantasei sul trono. Di lei rammenta la istoria atti di grandezza e di crudeltà, avendo per natura animo eccelso e tirannico; onorata nelle reggie straniere, superba nella propria reggia, splendida, ingegnosa, fu ne' primi anni di regno ammirata da' soggetti: ma dipoi, per le rivoluzioni di Francia, destati in lei sensi di vendetta e di timore, divenne ingiusta, spietata, persecutrice di virtù, incitatrice e sostegno alle più turpi azioni che giovassero al dispotismo. Ella suscitò nel marito i primi sospetti contro i sudditi; ella compose lo spionaggio, la Polizia, i tribunali di Stato; per consiglio di lei, le ingiuste guerre, le finte paci, giuramenti e spergiuri; da lei, gran parte delle crudeltà del 99; da lei traevano principio ed alimento le discordie civili che per otto anni travagliarono il regno; in lei trovavano speranza e adempimento le ambizioni di Fra Diavolo, Canosa, Guarriglia ed altri tristi. Perciò, di vita colpevole, fu la fine non pianta; e poiché morì in mezzo al congresso de' re, l'imperatore d'Austria, non volendo annebbiare lo splendore e la gioia della città, vietò il bruno; e la fortuna negò alla sua memoria per fino le apparenze del dolore.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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