Ridotto perciò a confidare nelle proprie forze, volle accrescerle, e die' cagione a nuovi sospetti e querele. E frattanto la Francia e l'Italia, semprepiù scontente dei novelli reggitori, per moti e minacce davano apprensione al Congresso. L'imperatore di Austria chiese a Gioacchino di restituire al papa le Marche; e quegli, rispondendo, rammentò i patti segreti della lega, afforzò di maggiori presidi quelle province, ed attese ad accrescere le fortificazioni di Ancona. L'imperatore ne' suoi Stati di Milano e Venezia puniva i cospiratori o i contumaci, e il re accoglieva i fuggiaschi e i disertori, gli ordinava a reggimento. Il papa dolevasi dei segreti maneggi di un console napoletano, cavaliere Zuccheri, che il re scusava: e quando, palesate le trame, il papa minacciò il console, venne di peggio minacciato dal re, che mosse altre schiere verso la frontiera romana e spedì nelle Marche un Maghella, suo ministro, a concitare, coi segreti modi della Polizia e delle sette, i popoli contro il pontefice. E dall'isola d'Elba Buonaparte, deposta l'ira, comunicava amichevolmente col cognato e con la sorella; e la principessa Paolina Borghese veniva in Napoli e quindi tornava all'Elba, ed altri men chiari ma più arditi personaggi giungevano da Longone e Parigi alla reggia di Murat, trasfigurati, ma sospetti agli ambasciatori dei re alleati: essi non credendo a' ministri di Napoli, che in vari modi male onestavano quelle pratiche. Perciò il Congresso di Vienna, informato d'ogni cosa, semprepiù diffidava di Gioacchino, e Gioacchino del Congresso.
LXXV. Così nella reggia, lieto in viso, agitato nell'animo, infaticabilmente operoso, passò Gioacchino alcuni mesi, nel mezzo de' quali si udì che Ferdinando di Sicilia avea tolta per moglie una sua soggetta, Lucia Migliaccio, vedova del principe di Partanna, madre di molti figli, di nobile stirpe, di volgare ingegno, e per antiche libidini famosa.
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