Sorprendeva i Tedeschi, non temeva per lo armistizio gl'Inglesi, né gli alleati, solamente rivolto alla guerra di Francia. Ciò che mancava a' suoi disegni lo sperava dalla fortuna, ed a tutte le obbiezioni del proprio senno rispondeva co' ricordi della sua vita.
Ma trattenevano il proponimento i ministri, i consiglieri, gli amici, la moglie; il qual contrasto lo indusse a convocare un Consiglio, non per seguirne le sentenze, ma sperando di sedurre le altrui opinioni, persuader tutti alla guerra, spegnere le contrarietà, muovere all'impresa per unanime sentimento. Palesò allora per la prima volta, e forse amplificò i suoi timori del Congresso, le speranze e i maneggi nell'Italia; rappresentò l'esercito di ottantamila soldati, e quattordici battaglioni di milizie provinciali, quattromila guardie doganiere, duemila forestarie, ed una milizia civile numerosissima: tutto il regno levato in armi. Disse l'Italia intorno al Po preparata e sommossa in suo favore, citò i nomi de' partigiani e le forze; un di questi accertava avere assoldati dodici reggimenti e tener pronti dodicimila archibugi; altro in distanza del primo nutrir quattro reggimenti armati; un terzo, di cui taceva il nome, personaggio alto e potente, trarre seco il maggior nerbo del già esercito italiano ed unirlo a' Napoletani per la comune causa della indipendenza: soccorsi che i partigiani di Gioacchino, millantando, avevano esagerati; ed erano creduti in parte da lui, nulla o minimamente dal Consiglio.
Il re, proseguendo, diceva che negli attuali moti di Europa né si doveva scemare l'esercito né con le entrate pubbliche di Napoli si poteva mantenerlo; o dunque bisognavano nuove taglie, o farlo vivere sopra altre terre ed altre genti.
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