A' 22 di marzo mossero quelle schiere, formate, come ho detto, in due eserciti, de' quali l'uno (due legioni della Guardia) per la via di Roma, e l'altro (quattro legioni) per le Marche. Si chiese al pontefice amichevole passaggio, e lo negò; si ripeterono, e pur vanamente, le inchieste; procedeva intanto l'esercito per le vie di Frascati, Albano, Tivoli e Foligno. Ed allora il papa, o che temesse d'insidie o che volesse simularne il pericolo, nominò una Reggenza al governo, e precipitosamente, come di fuga, passò a Firenze, indi a Genova; molti cardinali lo seguirono, dipoi Carlo IV, re di Spagna, ed altri personaggi di fama. Le quali sollecitudini, benché derivassero da zelo di parte o ambizione, si dicevano da necessità o prudenza. Accresceva pietà il veder Roma deserta, e i sacerdoti fuggiaschi nella Settimana santa, dopo cominciate ed interrotte le cerimonie divine. Ma l'esercito napoletano, non toccando la città, rispettando il Governo pontificio nelle terre che attraversava, pagando al giusto i viveri, serbò disciplina severissima.
LXXVIII. Il re Gioacchino in quel mezzo, recatosi ad Ancona per meglio provvedere alla guerra, faceva ripetere dai suoi ministri al Congresso: ch'egli, fedele a' trattati, confermava i patti dell'alleanza con l'Austria; ma che fra tanti moti e nemicizie credeva necessario alla sicurezza de' suoi Stati avanzare con lo esercito verso il Po. Vano infingimento, perocché agli antichi sospetti erano sopraggiunti gli svelati maneggi coi ribelli della Lombardia, e l'aiutata fuga di Buonaparte, e la gioia per ciò dissimulata invano nella reggia, e gli arditi discorsi, e l'esercito accresciuto e mosso. E quindi l'imperatore d'Austria ordinate alla guerra e spedite in Italia nuove schiere, ne fece capo il generale Frimont, dal cui cenno dipendevano i generali Bianchi, Mohr, Neipperg e Wied quarantottomila fanti, settemila soldati di cavalleria e del treno, con sessantaquattro cannoni.
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