Ma il re giunse al campo, ed avido di vittoria, sospese quei movimenti obliqui, e avanzò di fronte agli assalti: tre volte attaccato il ponte, tornarono perdenti gli assalitori; il general Pepe con due battaglioni, guadato il fiume, incontrando forze maggiori, di assalitore assalito, a fatica resisté; il generale Carascosa, che ne osservava il pericolo, con altra schiera giunse all'opposto lito, ed anch'egli, incalzato da nemico più forte, non trovò scampo che nel fiume sotto un arco del ponte; il general de Gennaro, correndo al soccorso di entrambo, sostenne appena gli assalti, non vinse; il battaglione mandato a Spilimberto, sentito il romore della battaglia, obbediente al ricevuto comando, marciò sopra al nemico, e fu scemato di molti e molti morti o prigioni. Tutta la linea combatteva, la fortuna mostravasi contraria a' Napoletani; espugnare il ponte era necessità.
Il re ne diede il carico al general Filangieri, e gli affidò fanti, cavalli, artiglierie, che il generale ordinava a colonne, mentre molti cannoni, battendo le sbarre del ponte, le scomponevano. E visto aperto un varco, comandando che la preparata colonna di cavalleria passasse il ponte, egli il primo, seguito da ventiquattro soldati a cavallo, prorompe su la sponda nemica, da molte schiere difesa, ed inatteso giungendo, disordinandole, vincendole, procede. Ma la colonna che dovea secondario non muove; perocché il generale Fontaine che la guida, o per timidezza o per invidia d'onore, come francese, non obbedisce al ricevuto comando. I Tedeschi, osservando il piccolo numero degli assalitori, tirano sopra quelli: pochi ne cadono, retrocedono alcuni, otto soli col generale, certi del vicino soccorso, valorosamente combattono.
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