Alfine, non mai aiutati, e colpiti da mille offese, cadono tutti e nove, otto estinti, e 'l Filangieri, come estinto, gravemente ferito.
Accorse il re, valicando per il ponte, con quanti aveva fanti e cavalli; ed allora il nemico, già menomato per morti e scorato dall'impetuoso come che infelice assalto di piccol numero di cavalieri, sonando a raccolta, imprese a ritirarsi; i battaglioni napoletani, restati lungo tempo a difesa su la sponda del fiume, e 'l general Carascosa con altri pochi, ritornati con più vigore ad offendere, uccisero al nemico molti uomini, molti presero; impedirono al generale tedesco Stefanini, già ferito, di unirsi coi suoi battaglioni al grosso dell'esercito, e 'l prendevano se avessero avuti cavalli meno stanchi o più giorno a combattere. I Tedeschi, fuggendo, traversarono Modena; i Napoletani vi entrarono e ristettero. In quella battaglia lenta, male ordinata, il nemico perdé mille soldati morti o feriti o prigioni; noi settecento: reggeva i Tedeschi il general Bianchi; i Napoletani il re. Del generale Filangieri il dubbio di morte ed il non più combattere in quella guerra furono all'esercito napoletano cordoglio e danno.
LXXXI. Nello stesso giorno e nei due seguenti, la seconda legione napoletana prese Ferrara; mille Tedeschi, che presidiavano la città, ripararono nella cittadella; la terza guernì Cento e San Giovanni; la prima occupò senza contrasto Reggio, Carpi e tutto il paese tra il Panàro e la Secchia. A' dì sette, appena chiaro il giorno, la legione seconda investì il ponte d'Occhiobello, forte per munimenti e soldati; riuscì vano l'assalto, né dal combattere di un giorno derivò benefizio ai Napoletani fuorché spingere il nemico nella testa di ponte.
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