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      I Napoletani, perduto in Firenze un altro giorno, e mossi il dì 9 verso Pistoia, affrontarono a Campi piccola mano di Tedeschi, e la fugarono; numero maggiore ne stava a Prato, che, dopo breve resistenza, ordinatamente si ritirò: i Napoletani diedero due giorni al piccolo cammino di dieci miglie toscane. La mattina del dì 11 le legioni avanzavano sopra Pistoia. Pistoia è delle antiche città d'Italia cinte di mura, ma, per molti originari difetti e per lo abbandono che deriva da lunga pace, inabile a resistere; i Tedeschi vi stavano a ricovero, non a difesa, presti ad abbandonar la città quando le vedette avvisassero l'appressamento de' Napoletani. Ma questi, dopo sei miglia di cammino, inopinatamente si arrestarono per aspettare le mosse del nemico e i rapporti delle genti mandate a scoperta. E mentre i Tedeschi non muovono, avendo a felicità quel loro insperato riposo, voci vaghe e bugiarde dicevano che si affaticassero a novelle fortificazioni; e che, lasciato in città bastevole presidio e buona riserva in Pescia, marciassero con due squadre numerose e gagliarde alle spalle de' nostri per Poggio a Caiano e Fucecchio. Onde i due generali, creduli a quelle nuove, levato il campo da Prato, si raccolsero a Firenze. Narrerò a suo luogo i loro fatti nel resto della guerra.
      LXXXIII. Tali cose in Bologna seppe Gioacchino, e vidde che al maggior uopo gli mancava la Guardia, riserva dell'esercito. Pochi giorni avanti, quando stava sul Po assaltando Occhio-bello, aveva ricevuto un foglio di lord Bentinck, scritto da Torino il 5 aprile, nel quale l'altiero inglese diceva: che per i patti della confederazione europea e per la guerra mossa dal re all'Austria, senza motivo, senza cartello, egli, tenendo rotto l'armistizio tra Napoli e l'Inghilterra, con tutte le sue forze di terra e di mare aiuterebbe l'Austria.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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