Lo atteso insin da Imola giorno di Macerata essendo giunto, era vicina la battaglia; ma prima di rappresentarla, uopo č ch'io descriva i campi, e rassegni le schiere combattenti, e dica delle due parti le ragionevoli speranze e i timori.
LXXXVIII. L'esercito del generale Bianchi era cosė diviso: sedicimila soldati accampavano in Camerino e Tolentino; quattromila correvano Matelica, Fabriano e tutto il paese che dagli Appennini scende a Monte Milone; altri cinquemila in tre squadre, sotto il comando del general Nugent, mostravansi a Rieti, a Ceperano ed a Terracina, lungo la frontiera del regno, per imprese non di guerra, ma civili, sperando nell'incostanza dei popoli e nella debolezza dei governi nuovi.
Il generale Neipperg, con tredicimila uomini, guardava il corso del Metauro, occupava Pergola poderosamente, correva la pendice dei monti, spingeva i suoi posti sino al Cesano. I resti del Bianchi e del Neipperg, mossi dal Po, stavano per le comunicazioni o agli ospedali.
Quegli eserciti alemanni avevano basi divergenti: i due quartieri generali a Tolentino ed a Fano distavano fra quattro giorni di faticoso cammino; i concerti si praticavano per Sassoferrato, sopra strade alpestri: punto obbiettivo di Bianchi era Macerata, di Neipperg Tesi: speranza comune chiudere nel mezzo l'esercito napoletano, ed averlo prigione o romperlo. La disciplina in tutte quelle schiere ammirabile, l'obbedienza cieca, il sentimento ancora incerto nei capi, ma certo di vittoria nei minori.
LXXXIX. L'esercito napoletano campeggiava liberamente tra 'l Cesano ed il Chienti; la prima legione tratteneva Neipperg; altre quattro erano a Macerata; aveva Ancona pochi presidi; tutta l'oste era forte di ventiquattromila soldati.
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