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      La disciplina debole, necessario effetto dei passati disordini e del comandar molle del re; l'animo abbattuto, non essendo bastato a sollevarlo l'arringa scritta del dì 29, nella quale il re diceva che la desiderata battaglia era vicina; che insino allora le mosse dell'esercito, benché apparissero di ritirata, erano state a disegno; che il nemico, più forte di numero sul Po, era menomato camminando, così che il vincerlo era certo e facile. Gran parte rivelava de' proponimenti e delle speranze, ma senza frutto perché non creduto.
      Incontro alle partite di Nugent stavano il generale Montigny con tremila soldati negli Abruzzi; ed i generali Manhès e Pignatelli-Cerchiara con la quarta legione, di cinquemila uomini, nel resto della frontiera: le fortezze del regno erano, sebben debolmente, presidiate; le milizie civili ordinate; le intenzioni del popolo non ben salde, ma, poiché incerte, prudenti. Del re e dei primi dell'esercito non erano gli animi abbattuti, né temerarie le speranze: il re disegnava con quattro legioni (sedicimila soldati) affrontare Bianchi e romperlo; dietro alle vinte schiere spingere due legioni; unir le altre due a quelle del Carascosa, attaccare Neipperg, e disfarlo; avviluppare le colonne vaganti nella pendice degli Appennini; e dagli eventi prendere consiglio per il resto della guerra: nel primo combattimento con Bianchi egli era di egual forza, in tutti gli altri maggiore. Quale oggi intorno a Macerata, tali un dì furono le ordinanze dell'esercito austriaco e del piemontese, rotti in Millesimo; e dei due eserciti di Wurmser disfatti intorno a Mantova; e dei quattro, sì famosi nella storia, contrastati e vinti dal solo esercito del gran Federico in Boemia.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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