Al general Carascosa erasi scritto il giorno innanzi, fra gl'infortuni di Tolentino, di lasciare un reggimento in presidio della fortezza di Ancona, e col resto della legione accelerare il cammino, così che giungesse nella sera del 4 a Porto di Civita. Qui l'esercito si unirebbe, e fisserebbonsi gli ordini di ritirata per la frontiera del regno. Cominciò il movimento da Macerata; era il re nella colonna del centro, che, giunta al piano, trovò impedita la strada da ottocento fanti tedeschi, con tre cannoni e seicento cavalli disposti a battaglia, mentre che squadre più numerose assaltavano la città per le vie di Monte Milone e Tolentino. Il re, per disgombrare il cammino, fece due volte caricare il nemico dalla cavalleria della Guardia, che fu respinta; i Tedeschi di ogn'intorno avanzavano; la brigata Caraffa, che, accampata a Mont'Olmo, dominava alle spalle del nemico, tenevasi queta, indivisibile, non desta dal vicino romore di guerra, e come incuriosa dei successi; il tempo stringeva, era per noi necessità aprire un varco, o ceder l'armi. Il re pose incontro a' Tedeschi un battaglione del sesto reggimento (fra le indiscipline della terza legione disciplinato), ed alcuni cavalli della Guardia, con lui stesso a sostenere le offese del nemico; e dietro quella linea fece sboccare la intera colonna, e l'altra che da Macerata, incalzata di fronte, appena usciva. Furono morti alcuni de' nostri, e più feriti, tra' quali il colonnello Russo, prode in guerra; l'esercito fu salvo.
Andavamo sicuri, quando fu visto con maraviglia uscir di Mont'Olmo, a guerra finita, il generale Caraffa con la sua brigata di tremila uomini; ed allora il re, con fogli e per nunzi, gli prescrisse di fermare in Santa Giusta, dove troverebbe viveri e campi.
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