Le altre due colonne giunsero a Porto di Civita, e s'incontrarono alla legione Carascosa, che ordinatamente veniva di Ancona. In Macerata alloggiò l'esercito di Bianchi. Neipperg, non più trattenuto, gli si congiunse per Tesi e Filottrano. Quei due generali, tornati sopra una stessa base, mutato obbietto, geometrizzavano nuove linee, e davano, loro mal grado, tempo a noi di ristorare i danni ed afforzarci, se non avessimo avute in noi stessi le cagioni ognora crescenti della ruina. La Guardia, che dovea per comando accampare a Porto di Civita, scomposta, proseguì verso Fermo e si disperse; la seconda e terza legione alloggiarono confusamente e ribellanti; la brigata del general Caraffa, per timidezza di lui, non arrestatasi a Santa Giusta, andò inattesa a Fermo; mancò di viveri e di campo; le mormorazioni, sino allora sommesse di alcuni capi, divennero più forti e più estese. Si voleva, in tanta estremità di casi e di pericolo, estrema rigidezza d'impero e di pene; ma cento falli vecchi e nuovi, e gli usi, l'animo, il cuore di Gioacchino, sopprimevano i concetti arditi, o ne impedivano l'adempimento.
A' descritti mali si aggiunse notte, per copiosa pioggia ed aspro gelo, sì cruda, che non pareva di primavera e d'Italia, ma dell'orrido verno della Svizzera; le diserzioni furono assai; i torrenti inguadabili trattennero per alcune ore l'esercito; e l'impedimento fu pretesto a scompigli e fughe maggiori. La cavalleria, gli artiglieri, i zappatori peccarono ancor essi d'indisciplina; la stessa prima legione vacillò, si tenne per sola virtù del capo all'obbedienza. Andavamo per bande a Pescara, dove confidavamo rincorare gli animi dietro i ripari della fortezza; ma i danni furono maggiori per naturale incremento del male, e perché la facilità a' soldati di tornare alle proprie case inanimava le diserzioni.
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