Ma se ai disegni basterà la vita, registrerò in altre carte, a maggior chiarezza e documento de' miei dieci libri, le particolarità della napoletana milizia da Carlo III a Francesco I; e trarrò, Dio concedente, dalla universale meritata vergogna non pochi nomi degni di buona fama e di gloria; i quali frattanto, confusi ai tristi, creduti rei, sbattuti in vita, oltraggiati nella memoria, patiscono il supplicio di tempi ed eserciti corrotti. Fo ritorno a' racconti.
XCIV. Il generale Manhès con la quarta legione (cinquemila soldati) difendeva la frontiera del Liri. Avuta notizia sul finire di aprile che il nemico, per la valle del Sacco, avanzava verso il regno, condusse a' 2 maggio le sue schiere a Ceperano, e poiché alcuni sbirri del papa, chiuse le porte, tirarono poche archibugiate contro i nostri 18, la città fu mal trattata, messe a sacco molte case, e tre più grandi e più belle bruciate: asprezze del Manhès. Quelle squadre, divise in due brigate, occuparono Veruli e Frosinone, ed a' 6, sapute le sventure di Tolentino, furono sollecitamente ritratte a Ceperano, e di poi senza respiro (bruciando il ponte) a Roccasecca, Arce, Isola e San Germano; il corso del Liri e parte del Garigliano, linea difensiva del regno, perduta senza aver visto il nemico; Portella e Fondi abbandonati; Itri era ben guardata dal dodicesimo reggimento. Pochi soldati di Nugent campeggiavano tutta la frontiera dall'Aquila a Fondi; le schiere di Bianchi e di Neipperg, ordinate ad esercito, avanzavano contro il Tronto ed il Liri. Gli Inglesi, operando da nemici, predarono una nostra nave caricata di attrezzi per Gaeta. Poderosa armata con soldati da sbarco stava in Sicilia sul punto di levar l'àncore.
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