Fermarono: che fossero consegnati al commodoro i legni da guerra napoletani, e tenuto nei magazzini regi in deposito ogni attrezzo di marina; che sì degli uni come degli altri si disponesse dai due Governi napoletano ed inglese, finita la guerra d'Italia; che la regina con la famiglia, persone e robe di sua scelta, avesse imbarco e sicurezza sopra un vascello di Campbell; ch'ella potesse mandar messo o negoziatore in Inghilterra a trattar pace; che la guerra tra l'armata inglese e Napoli cessasse alle ratifiche dell'accordo. Le quali, subito date, rassicurarono la città; poté la regina attendere alle estreme cure dello Stato.
XCVII. Ella, consigliera non gradita di pace, lasciata reggente, fu sollecita per le cose di guerra; providde all'esercito che combatteva nelle Marche, providde alle fortezze interne, afforzò l'impaurito Montigny de' numerosi e prodi corazzieri della Guardia, afforzò Manhès dei granatieri, spedì alla frontiera i gendarmi, le poche schiere di deposito, le stesse guardie della reggia. E fra le milizie urbane, conversando con assai maggior animo che di donna, ne accresceva lo zelo, e sedava del popolo i timori e i sospetti, facili e frequenti tra guerre di terra e mare, in città popolosa e molle. Stavano nella reggia la sorella Paolina, lo zio cardinal Fesch, e la madre Letizia, a' quali, allo approssimar de' pericoli, la regina apprestava imbarco per Francia: e a' quattro teneri figliuoli di lei, per Gaeta; già vinto ed inseguito Gioacchino, rotto e disperso lo esercito, le fortune del regno infime e irreparabili, caduta ogni speranza, ogni lusinga svanita. E quando (presenti me ed il principe di Cariati) l'afflitta famiglia venne a lei per congedo, ella, mesta sì ma serena, gli racconsolava di consigli e di speranze, simulate a conforto loro.
| |
Governi Italia Campbell Inghilterra Napoli Stato Marche Montigny Guardia Manhès Paolina Fesch Letizia Francia Gaeta Gioacchino Cariati Stavano
|