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      E se Gaeta nel 1806 poteva reggere altri otto giorni, l'esercito di Francia, sforzato dai borboniani, usciva dal regno, o riparavasi a stento negli Abruzzi: eppure la potenza francese signoreggiava in quel tempo l'Italia ed atterriva l'Europa.
      Il re Ferdinando aveva perduto il regno per le armi: armi che lo acquistarono a Carlo suo genitore; la sovranità non migra, non migrano le nazioni, perché l'una e l'altre sono legate al suolo della patria comune ed ai cittadini. Ferdinando III di Sicilia era re straniero a' Napoletani; la difesa di Begani così legittima come quella di Philipstadt; e Begani, benché nemico, innocente. Se vi ha macchia in lui è il non avere atteso nel difendere la fortezza l'estremità di forza o di fame.
      Di tre comandanti, due spregiati benché potenti, Begani esule venerato, dimostrano quale fosse il voto del mondo, e quanto folle la speranza dei re d'assegnare a volontà loro la vergogna o l'onore.
      VI. Cominciava il riordinamento del regno dalla finanza pubblica. Il re aveva contratto molti obblighi nel Congresso di Vienna: doveva all'Austria ventisei milioni di franchi, prezzo della conquista; al principe Eugenio cinque milioni per indiscreto dono; e nove milioni ai ministri potenti del congresso per mance di allegrezza, o per comprato favore; e nutrire l'esercito tedesco, il siciliano e 'l molto che avanzava del murattiano; volevasi mercede agli usciti, pane ai fedeli, premio ai partigiani, abbondanza a sé stessi. Ma così ampia era la finanza decennale, che bastava a tanti bisogni, ora viepiù che il credito ristorato per la pace europea promettea facile ricchezza al Gran libro, e che all'ingegno avido dell'Agar la sottile parsimonia del Medici succedeva.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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