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      Il marchese Tommasi la comperò contro rendite inscritte, il guadagno fu grande, la già prodigiosa di lui fortuna fu raddoppiata, l'Accademia perdé per sempre la speranza di miglior patto. I modi furono turpi: la legge che poneva in vendita i beni dello Stato fu tenuta occulta dal ministro cancelliere per dar tempo al marchese di fare acquisto delle rendite, prima che l'effetto necessario di quella legge ne accrescesse il valore; dipoi pubblicata, il ministro della Giustizia per autorità e preghiere allontanò i concorrenti dalla compra; ed infine il ministro dell'Interno, capo e sostenitore dell'Accademia, non promosse la concorrenza, né svelò gl'inganni. E perciò appare che tre ministri, dimentichi de' doveri propri, giovassero al marchese Tommasi; ma, vergogna maggiore, que' tre ministeri, per intemperanza di regio favore, erano fidati al marchese Tommasi lui stesso.
      Gli errori e le frodi narrate apportavano piccolo danno all'erario per due qualità del ministro Medici: parsimonia allo spendere, fede agli impegni; perciocché i talenti di lui, nulli o scarsi nelle dottrine della finanza, sono eminenti per le scaltrezze o i rigiri di banco, sì ch'egli, ultimo finanziero, è il primo banchiere de' nostri tempi. Il debito esterno sminuiva di giorno in giorno, ed all'anno 1823 si estingueva; i pesi interni si pagavano esattamente. Si fondò la Cassa di sconto, usata in Inghilterra, in Francia ed altrove, sicura dove le leggi fan certe le prosperità, utile se il denaro soprabbonda; alla quale fu impiegato un milione di ducati del Banco di Corte: così la finanza volgendo i privati depositi e gli altri capitali a suo profitto, con abuso di fede, ma nei tempi di pace senza danni o pericolo.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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