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      Cadde la Costituzione siciliana dell'anno 12, come per altri artifizi era caduta l'antichissima di sette secoli; dirò brevemente i progressi e l'oppressione delle siciliane libertà.
      XXVI. Nell'anno 1060 i baroni normanni, scacciando i Saraceni dalla Sicilia, si univano, per provvedere alla guerra, in assemblea, la quale, tenendo nome dal soggetto, fu chiamata "braccio militare" o "baronale". E dipoi, per rispetto alla potenza del clero, si aggiunse all'assemblea militare altra di ecclesiastici, e "braccio ecclesiastico" fu chiamata. In questo tempo avanzava la civiltà di Sicilia, e crescevano con essa i bisogni e i tributi; ma non era il Governo come in oggi: mancava il censo delle proprietà e delle rendite, la finanza non era una scienza, il conquistatore tutto prendeva dai paesi vinti, ma colla forza; il governante non poteva imporre gravezze, che per volontarie offerte de' soggetti, donde venne nell'antichità il "dono gratuito", abusato ne' posteriori secoli. Perciò ad occasione si convocava in Sicilia l'assemblea dei liberi possidenti, chiamata "braccio demaniale", ed agli altri due bracci si aggiungeva.
      Tutte e tre le congreghe si formavano in una, che prendeva, secondo gli usi del tempo, nome di "Parlamento". Del braccio militare erano i membri ereditari; dell'ecclesiastico, i vescovi e gli abati di certe sedi; del demaniale, i deputati eletti dal consiglio municipale di alcune città o terre. Il Parlamento si radunava in ogni anno; ma dopo l'impero di Carlo V ogni quattro anni, in sessione generale, per distinguerla dalle straordinarie, convocate ad occasione di non preveduti bisogni. Al chiudere della sessione generale venivano eletti quattro membri di ogni braccio, che insieme componevano un'assemblea esecutrice, tra le due sessioni, delle sentenze, sostenitrice delle ragioni del Parlamento.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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