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      Per trattati novelli, del 25 settembre 1816 colla Inghilterra, del 26 febbraio 1817 colla Francia, e del 15 agosto dello stesso anno colla Spagna furono abolti gli antichi, e si diede al commercio delle tre nazioni il ribasso del decimo de' dazi che si pagano dagli altri legni, stranieri o napoletani; perciò, le mercanzie di qualunque luogo venendo a noi colle favorite bandiere, gran parte del commercio di trasporto e quanto di utilità e di forza ne deriva, ci fu rapito.
      In settembre 1817, gennaio 1818 fu assegnato il pagamento di cinque milioni di franchi al principe Eugenio Beauharnais, in ricompensa dei beni da lui perduti in Italia, nei domini che occupò l'Austria l'anno 1814, per noi servile omaggio ai voleri della Santa Alleanza ed all'affetto indiscreto che portava al già viceré l'imperatore Alessandro.
      Nell'anno istesso 1818 fu concordata con tutte le Corti europee l'abolizione dell'albinaggio, nato nell'antichità quando lo straniero era tenuto barbaro e nemico, perciò universale in Europa; ed oggi per migliori costumi, universalmente rivocato.
      Nel dicembre 1819 si fece trattato col Portogallo, cagione di scandalo e sdegno pubblico. Le galere di pena chiudevano esorbitante numero di condannati, amaro frutto de' continui sconvolgimenti del regno e della corruttela de' tempi, peso alla finanza, cura e pericolo alla Polizia. Fu convenuto dare al Portogallo, per trasportarli a Rio Janeiro, i condannati a vita, e dipoi gli afflitti di pene a tempo, e perfino coloro che ne avevano tollerata gran parte. I commissari del Portogallo, rifiutando i vecchi, gli storpi, gl'infermi, ricercavano la sana gioventù come più valente a' servili lavori. Il Governo si vantava di pietà per aver fatti liberi que' prigioni, benché in altro emisfero; ma il sociale patto (che pure alcuno ve ne ha coi delinquenti) riprovava quell'atto, ed un secreto sentimento di umanità lo rendeva abbominevole: dicevasi che, vietata nel mondo la tratta infame degli schiavi, si vedevano in Napoli uomini, nati liberi, andare a schiavitù, e, per sordido risparmio, dati in dono.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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