Altri trattati si fermarono colla Russia, la Sardegna, la Santa Sede, che io non rammemoro perché di lieve passeggero momento, e 'l desiderio mi spinge a narrare le cagioni e gli effetti del Concordato.
XXXIV. Ho discorso del Concordato del 1741 nel primo libro di queste istorie, delle contese sulla "chinea" nel secondo. Godé poi Napoli tempi felici per lunga pace e per numero di scienziati amanti delle pubbliche libertà; giacché, dopo il Giannone, altri, di lui poco men chiari, scrissero delle vane pretendenze del papa, ed il re Ferdinando, giovane allora e di più larga coscienza, applaudiva gli scritti. Per la rivoluzione di Francia, cruenta e trionfatrice, il re delle Sicilie ed il sommo pontefice, legati dallo spavento comune, sospesero le private brighe.
L'alta Italia fu invasa dai Francesi, indi Roma, indi Napoli: fuggirono i due sovrani, i due Stati si ordinarono a repubblica, la pontificale navicella tenevasi a stento fra le tempeste. Poi, fugate d'Italia, nel 1799, le già vincitrici schiere francesi, que' due sovrani ritornarono alle antiche sedi, scosse ancora dalle passate vicissitudini, minacciate dalle avvenire, che scopertamente il secolo preparava; onde a cure si gravi di regno cedevano le minori di predominio. E frattanto, per bisogni di guerra e di Stato, il Governo di Napoli vendeva, senza che il papa lo consentissé, beni di Chiesa, scioglieva conventi, non provvedeva alle sedi vacanti dei vescovi per godere delle rendite, abbassava in molte guise la pontificale superbia, che, silenziosa, attendeva (come è suo stile nelle avversità) il tempo alla vendetta.
Tali erano le cose quando uno de' Buonaparte e poi Murat vennero al trono di Napoli. Le regole di questo regno furono le stesse dell'impero di Francia, il quale ancora serbava molte delle libertà e licenze dell'appena estinta repubblica; si disfacevano i conventi, era il matrimonio atto civile, si legittimava il divorzio per civile giudizio, tutte si offendevano le antiche ragioni di Roma.
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