Egli vidde morir di vecchiezza un nipote, figlio del figlio; il casato, che in lui si spegneva, fu aggiunto al casato proprio de' poveri beneficati; e la discendenza del nome divenne vasta e onoratissima.
Ed in quell'anno medesimo finì la vita del principe di Hassia Philipstadt, di regio sangue alemanno, capitan generale negli eserciti napoletani, per valore di guerra e virtù private degno rampollo di nobilissima stirpe.
Due anni appresso, nel 1818, morì il tenente generale Saint-Clair, francese, emigrato quando era giovinetto per fuggire i civili sconvolgimenti della sua patria. Servì negli eserciti napoletani, grato alla Corte e caro alla regina Carolina d'Austria, alla quale fu discreto amico nelle buone sorti, devoto nelle avverse; civile, onesto, benefico, amato, compianto.
XXXIX. Il re andò a Roma per inchinare il papa, aver onore del Concordato, e benedizioni, indulgenze; portò seco la moglie, piccolo corteggio, nessuna pompa; ma nello stretto numero di seguaci pur volle Casacciello, buffo napoletano, che sulle scene di Roma non piacque; perciocché il ridere, non avendo, come il pianto, immutabile cagione nella natura degli eventi, prende mimura da' luoghi e tempi, sì che piangiamo ancora dei mesti casi di Germanico e di Agrippina, ma nessun labbro moverebbero a riso le facezie degli Osci. E però i motti di Casacciello fastidivano i romani uditori; e fra tanta pubblica noia, il solo ridere del re gli accrebbe fama di goffezza.
Il re, stando in Roma, fece grazia del ritorno a dieci napoletani che, nel 1815, spatriarono, altri per seguire Gioacchino, altri per fuggire i Borboni. Tre de' dieci sono degni di ricordanza: il conte Zurlo, il barone Poerio, Davide Winspeare, de' quali appresso parlerò, essendo riserbati dalla sorte a novelli giuochi di fama e di sventure.
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