CAPO TERZO
Errori di governo e loro effetti
XLIII. Un decreto del re per causa privata fu cagione di universale spavento. La compagnia Redinger era creditrice dello Stato per provvigioni somministrate all'esercito di Murat, ma difficoltà di conto fece il credito incerto sino all'anno 1818; quando, alfine chiarito, fu negato il pagamento per decreto del re, "attesoché l'oggetto di tali spese fu di sostenere una ingiusta guerra contro di noi e d'impedire il ritorno del legittimo sovrano e di mantenere l'occupazione militare". Il caso di Redinger, fatto massima di finanza, generò grandi perdite alle private ragioni, quindi lamenti e timori; ché se l'avere fornito provvigioni era colpa, e punita, dovea tremar peggio chi sostenne il cessato Governo col consiglio e col braccio.
In ogni opera del re e ne' ministri traluceva l'odio per il passato decennio: delle due strade chiamate del Campo e di Posilipo, di cui non vi ha più bella o più magnifica, l'una fu camminata dal re non prima del terzo anno del suo ritorno, l'altra non lo è stata giammai; la dissotterrata Pompei non fu vista da lui, e gli scavi quasi intermessi, come opere favorite de' re francesi. Tutti i nomi decennali mutavano; solamente il ritenne la casa Carolina, benché fondata da Carolina Murat, perché fu detto (non vergognando scriverlo negli atti pubblici) che rammenterebbe le virtù di Carolina d'Austria. Di chiunque nominavasi ne' consigli il re domandava: - È de' nostri o de' loro? - Le fogge, le usanze, i colori del decennio erano abborriti; le sue leggi duravano per benignità o prudenza del congresso di Vienna. Distintivo del Governo fu l'odio coperto, indi l'infingimento; altro voleva il cuore de' governanti, altro il labbro diceva; l'animo e la politica discordavano; e le provvidenze, mosse da cagioni contrarie, imprimevano alla macchina sociale difformità di scopo e di azioni.
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