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      In mezzo a tante genti quel drappello, fuggitivo, non frettoloso, andava gridando: - Viva Dio, re, Costituzione; - e poiché il senso della politica voce non era ben compreso dagli ascoltanti, e direi dai promulgatori, ma per universali speranze i tributari vi scorgevano la minorazione dei tributi, i liberali la libertà, i buoni il bene, gli ambiziosi il potere, ognuno il suo meglio, a quel grido dissennato dei disertori rispondevano gli evviva di affascinato popolo. Vogliono le rivoluzioni una parola, sebben falsa, lusingatrice degli universali interessi; perocché le furie civili, mostrate nude, non troverebbero amatori o seguaci. Giunto il Morelli a Mercogliano, pose il campo, e scrisse lettere al tenente colonnello De Concilj, che stava in Avellino con autorità militare e potenza civile, essendogli patria quella città, ed egli ricco, nobile, audace. Le lettere dicevano ch'eglino, primi, non soli, promulgavano il comune voto di governo più libero; aiutasse l'impresa, dèsse gloria eterna al suo nome. Prima delle lettere la fama aveva divolgato quelle mosse, e costernate le autorità, concitate le milizie, rallegrato il popolo. De Concilj restava incerto tra il secondar Morelli o combatterlo; aveva il pensiero volto al Governo.
      II. Il re, quando in Napoli giunse nuova dei fatti di Nola, andava sopra ricca nave incontro al figlio duca di Calabria, che allora allora, venendo di Sicilia, entrava nel golfo. Erano ministri del re il cavalier Medici, il marchese Tommasi, il marchese Circello, il generale Nugent, de' quali, nelle opinioni del mondo e nel rispetto dei compagni, era Medici il primo. Si congregarono, e, come avviene sotto assoluto signore, consultavano, non del grave affare di Stato, ma del come dirlo a lui senza indurgli timore o muoverlo a sdegno; avvegnaché le assai volte ricercati sulle cose di regno e sulla potenza della Carboneria, gli avevano dato sicurezza dell'amore dei popoli per le virtù del Governo e per le felicità che spandeva; così nelle lodi del re lodavano sé medesimi, ed assonnando il signore, dominavano.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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