Per fare ossequio al duca di Calabria, essendo circolo nella reggia, vedevasi confusa l'adulazione dei cortigiani tra la gioia di quello arrivo, la tristezza di quel giorno, i pericoli, le speranze, i timori. Ma il re si mostrò sereno, e quelli, per seguirne l'esempio, che nelle servitù delle Corti è comando, simularono serenità.
III. Le ore, che in Napoli scorrevano fra dubbiezze e scioperaggini, procedevano per Morelli utilmente, imperciocché la sommossa col grido e la impunità si spandeva. Nel giorno istesso invase il Principato Ulteriore, cui è capo Avellino, invase parte del Citeriore, toccò la Capitanata; tanti spazi corse quanto la fama. Ed allora De Concilj, visto il suo meglio nella rivoluzione, quella elesse: ingannò, spaventò, sedusse, secondo i casi, le autorità della provincia; adunò milizie assoldate, milizie civili, e, sotto specie di guardia, le accampò incontro a Morelli; ebbe con esso secreto abboccamento nella notte, e fermarono entrare in città nel mattino seguente, colla pompa delle allettatrici parole, e dei colori della setta.
Così, allo spuntar del giorno 3 luglio, Morelli lietamente marciava da Mercoliano ad Avellino; e Carascosa in Napoli, aspettando le promesse istruzioni, agitava per l'animo pensieri vari: volea servire il Governo per giuramento ed interesse; voleva non combattere i liberali, cittadini della stessa patria, de' quali cresceva la possanza ed il nome, e tardi o presto era certo il trionfo; voleva non tradire la monarchia, non mostrarsi schivo di libertà: stava irresoluto ed afflitto. Ed il Governo più sospettava della sua fede; temeva che la concedutagli autorità divenisse stimolo e mezzo di irreparabile tradimento, indugiava; e finalmente, all'uso degli infingardi, prese partito mezzano, diede mandato libero al generale, ma non soldati.
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