Quegli perciò dovette arrestarsi a Marigliano, indi a Nola, trovando impedita la strada di Avellino, perché le schiere messe a campo, tutto il presidio della città, altre milizie civili, altri settari, altri liberali, erano corsi d'ogni parte per unirsi al Morelli, il quale, poderosamente afforzato, aveva accampato le sue genti sulle vette di Monteforte, incontro Napoli, mentre slargava nelle opposte province la impresa. I magistrati di Avellino, l'intendente, il vescovo festosamente lo accolsero, e nella chiesa giurarono "Dio, re, Costituzione". Nella cerimonia del giuramento il Morelli dichiarò non essere sediziose le mosse, rimaner integri lo Stato, la famiglia regnante, le leggi, gli ordini; ed avanzatosi verso l'intendente, gli esibì foglio del sindaco di Mercogliano, che certificava la schiera del sottotenente Morelli avere in quella terra serbato strettissima disciplina, e pagato le vettovaglie; era l'attestato prescritto dalle ordinanze nel cammino delle milizie per lo interno del regno. E dipoi, voltosi a De Concilj, gli porse altro foglio (il ruolo delle sue genti), e disse: - Io sottotenente obbedirò voi tenente colonnello, dello stesso esercito di Sua Maestà Ferdinando, re costituzionale. - E ciò detto, prese lo aspetto di subordinato, non più die' comandi, non alzò la voce, sottomesso al De Concilj, che assunse il grado supremo.
IV. Nello stesso giorno 3 la Capitanata, la Basilicata, gran parte di Principato Citeriore si alzarono a tumulto; perciocché un foglio di De Concilj, o un messaggiero, un segno, bastava a concitare numerosi popoli. Ma fra i moti e le armi erano sacre le leggi, mantenuti gli ordini, salve le vite, rispettate le proprietà, gli odi repressi, la rivoluzione convertita in festa pubblica: indizio d'irresistibile movimento.
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