Le mosse di Campana non erano aiutate da Nunziante né da Carascosa; la mossa di Nunziante non aiutava Carascosa o Campana. Carascosa in quel tempo tentava i capi della sommossa, ma si perdevano le blandizie, anzi apparivano inganni per gli assalti impensati delle altre colonne. Lo stesso Governo (maraviglie a dirsi) dirigeva quelle opere dislegate e contrarie. All'aspetto del quale disordine, cresciuta la contumacia, un reggimento di cavalleria, inobbediente al suo colonnello, e sfrontato, nel mezzo del giorno, a stendardi aperti, disertò da Nocera; un battaglione della Guardia reale, giunto al campo, palesò l'animo di non combattere; ed altro battaglione di fanti, stanziato in Castellamare, tumultuava.
Così nei campi. Dalle province non veniva notizia che non fosse ingrata: un reggimento alloggiato in Foggia erasi unito ai novatori; un'altra, Puglia e Molise levate in armi; la Terra di Lavoro si agitava: ignoravasi per le distanze lo stato degli Abruzzi e delle Calabrie; ma poiché gli uni più proclivi alla setta, le altre di continuo sfrenate, se ne presagivano la sorte. La reggia doppiò le guardie; le pattuglie in maggior numero esploravano la città; le milizie stavano nei quartieri, a riserva e spiate. Nel qual tempo giunsero lettere al re del general Nunziante, che, dopo breve racconto dell'animo avverso delle sue schiere, diceva: - Sire, la Costituzione è desiderio universale del vostro popolo, il nostro opporre sarà vano; io prego Vostra Maestà di concederla. - Il re non sospettava la fede dello scrivente, che, nato da parenti oscuri, e su levato fra le brutture delle discordie civili, lo aveva seguitato costante nelle varie fortune, e, per questo merito e per grazia, era pervenuto agli alti gradi dell'esercito, agli onori ed alle ricchezze.
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