Quel foglio aggiunse mestizia e sbigottimento; ma pure le assicurazioni del Carascosa di sottomettere i sollevati per accordi o per guerra, sostenevano le speranze del re, e si aspettava, ansiando, la mattina del 6, ultimo tempo prefisso alle trame o al combattere.
Nuove sventure precipitavano le dimore. Il generale Guglielmo Pepe, già insospettito, come ho detto innanzi, fu indotto a credere, per industria di alcuni settari e per foga del proprio ingegno, che il Governo volesse stringerlo in carcere, ed egli non avesse scampo che in Monteforte; decise la fuga. Chiamò seguace o compagno il general Napoletani, e insieme, a notte piena, nei quartieri del Ponte della Maddalena, assembrando uffiziali e soldati, col comando, colle lusinghe, spinsero a diserzione altro reggimento di cavalleria e parecchie compagnie di fanti. Se ne spande la nuova nella città e nella reggia. Ed allora cinque settari andarono agli appartamenti del re, dicendo scopertamente ai custodi ed alle guardie essere ambasciatori di causa pubblica venuti a parlare al re o a qualche grande di Corte. Altra volta quell'ora, quel discorso, e la sola audacia dell'ingresso sarebbero state colpe, e punite; ma le cose eran mutate, sì che un servo frettolosamente portò l'ambasciata, per la quale venne sollecito il duca d'Ascoli, e l'uno dei cinque gli disse: - Siamo delegati per dire al re che la quiete della città non può serbarsi (né si vorrebbe) se Sua Maestà non concede la bramata Costituzione. E settari e soldati e cittadini e popolo sono in armi, la setta è adunata, tutti attendono, per provvedere ai nostri casi, le risposte del re. - Andrò a prenderle, - disse il duca; ed indi a poco tornato, volgendosi a quello istesso che sembrava il primo dell'ambasceria, disse: - Sua Maestà, visto il desiderio dei sudditi, avendo già deciso di concedere una Costituzione, ora coi suoi ministri ne consulta i termini per pubblicarla.
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