Risvegliò quello annunzio le agitazioni della reggia, e subito il Vicario spedì ambasciatori al campo per volgere o temperare i disegni del generale. Fu concordato che nella mattina del 9 la truppa costituzionale entrasse in città; che duemila e non più settari o liberali seguissero le schiere ordinate; che da quel giorno il general Pepe assumesse il comando di tutte le forze militari della monarchia, e 'l ritenesse sino all'adunanza del Parlamento; che quattro battaglioni di milizie civili restassero di presidio e di guardia nella reggia; che al dì seguente le genti soperchie partissero di città, le milizie per le assegnate stanze, i cittadini per la loro patria. E non appena soddisfatto quel desiderio, altro ne surse.- I costituzionali ai primi concitamenti, benché si bandissero soggetti al re, avevan mutato lo stendardo borboniano, per vetustà venerato, ne' colori nuovi e mistici della Carboneria, e con quelle foggie volevano entrare trionfalmente in città. Ciò saputo, il Governo inviò altri oratori, che per trattato fermarono di aggiungere all'antica bandiera del re (bizzarro innesto) la lista dei tre colori della setta.
In quel giorno, 7 luglio, andarono fogli circolari alle Corti di Europa, nunzi del cambiamento politico di Napoli; il duca di Campochiaro gli scrisse. Vi stava adombrata la forza che il re pativa dai popolari tumulti; la quale sincerità, quando i fogli si palesarono, fu motivo di accusarne il ministro. Ma oltreché le lettere del marchese Circello, scritte il giorno innanzi, avevano rapportato alle Corti medesime lo stato delle cose e i pericoli, vedevasi la patita forza scolpita nella rapidità dei successi, nel vicariato, nel mutato Ministero, nell'indole, nella storia del re.
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