Voi, general Pepe, acchetate le inquetudini prodotte da generosi pensieri, esercitate la suprema militare autorità senza ritegno; perocché i generali han mostrato compiacimento della vostra elevazione da stupendi fatti e singolar merito giustificata, così che le opere han superato il camminar lento degli anni. In quanto alla Costituzione di Spagna, oggi ancora nostra, io giuro (e alzò la voce più di quel che importava l'essere udito) di serbarla illesa, ed all'uopo difenderla col sangue... - Ed altro forse dir voleva, ma la commozione degli astanti vinse rispetto, e da cento "Evviva" il discorso fu rotto.
Poscia que' cinque, guidati dal Vicario, passarono alle stanze dove il re gli attendeva; mentre gli uffiziali di ogni grado si assembravano nel vasto edificio del ministero di Guerra per aspettare il generale e fare omaggio ed atto di obbedienza al nuovo impero. Il re stava disteso sul letto per infermità o infingimento; Pepe, avvicinatosi, piegò a terra il ginocchio, baciò la mano che da sessant'anni reggeva lo scettro, e, sollevatosi, reiterò con più modesta voce le cose poco innanzi dette al figlio. E quei rispose: - Generale, avete reso gran servizio a me ed alla nazione, e però doppiamente ringrazio voi ed i vostri. Impiegate il supremo comando dell'esercito a compiere l'opera della cominciata santa pace, che tanto onorerà i Napoletani. Avrei data innanzi la Costituzione, se me ne fosse stata palesata l'utilità o l'universale desiderio; oggi ringrazio l'onnipotente Iddio per aver serbato alla mia vecchiezza di poter fare un gran bene al mio regno. -E, ciò detto, licenziò col cenno gli astanti, porgendo al generale la destra, ma con tal atto che lo invitava a baciarla.
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