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      Così facendo, Iddio mi aiuti e mi protegga; altrimenti, me ne dimandi conto.
      Il profferito giuramento era scritto. Finito di leggerlo, il re alzò il capo al cielo, fissò gli occhi alla croce, e spontaneo disse: - Onnipotente Iddio che collo sguardo infinito leggi nell'anima e nell'avvenire, se io mentisco o se dovrò mancare al giuramento, tu in questo istante dirigi sul mio capo i fulmini della tua vendetta. - E ribaciò il Vangelo. Aggiungevano fede la canizie, il vecchio volto, il pensiero ch'ei fosse il più anziano dei re di stirpe antichissima fra le regnanti. Giurarono, un dopo l'altro, il duca di Calabria e il principe di Salerno, che, prostrati al vecchio re e padre, e da lui sollevati e benedetti, si abbracciarono lietamente; imperciocché le lagrime che si vedevano sugli occhi al primo, parevano di allegrezza. Nello stesso giorno e nei succedenti continuarono nella città e nel regno le cerimonie del giuramento: giurarono i timidi, i renitenti, gli avversi; si rassicurarono le coscienze perfino di Pepe, De Concilj, Menichini, Morelli; e solamente allora nel giudizio del popolo, come già nel fatto, l'antico governo fu mutato.
     
     
      CAPO SECONDO
      Discordie civili, e primi pericoli del novello reggimento
     
      XI. Compiuta quell'opera, e dall'universale creduta magnifica, onorevole, gli operatori misuravano il merito dell'impresa, non più dalla pochezza dei travagli, ma dalla vastità dei successi; e però, vinta la modestia dei primi giorni, ambivano apertamente cariche ed onori. Ma già i ministri murattiani avevano messo ai più alti gradi della monarchia altri murattiani, e questi ancor altri; sì che le ambizioni di Monteforte salirono; si frammise dispetto e discordia fra due genti di vicina politica; e nelle opinioni del mondo acquistava peso il falso grido che la rivoluzione di Napoli fosse stata operata dai murattisti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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