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      La Carboneria, egli è vero, non aveva macchia di sangue, e non delitti, usati nei civili sconvolgimenti; ma sopramodo spargeva timori e afflizioni.
      XII. Benché lusinga di quiete esterna e brama di restringere le spese dello Stato consigliassero a trasandare i fornimenti dí guerra, provvidenza di Stato esigeva che si rifacesse l'esercito; tanto più che dello antico restava poco per abbondantissime diserzioni, prodotte dalla usitata contumacia dei soldati, e dalla natura delle coscrizioni nei paesi non liberi; di modo che alcuni battaglioni erano scemati di metà, altri sformati. Ma impedivano la rícomposízione dell'esercito così le ambiziose schiere di Monteforte, dal general Pepe per proprio vanto decantate meritevoli di doppio avanzamento, come il maggior numero e le ragioni degli altri uffiziali che non tolleravano la preminenza, a dir loro, de' disertori. E conviene rammentare in questo loco che l'esercito antico era viziato di parecchi pessimi uffiziali venuti col re di Sicilia, accetti per fedeltà; e di altri pessimi conservati per il trattato di Casalanza, e perché l'aver mal servito a Murat non era demerito per i Borboni. Il general Pepe bramò, ed un decreto prescrisse che fosse scrutinata la vita militare di ogni uffiziale da una giunta di generali e colonnelli, numerosa, indi pubblica. I cattivi della milizia si agitarono, sparsero discordie, congiurarono; si pubblicò in quel tempo la lista dei promossi, tutti di Monteforte; ed allora le scontentezze si unirono, e, convertite in tumulto, fu minacciato e insidiato a morte il general Pepe; così che, intimidito, cedé al numero; si soppressero gli scrutini, non avevano effetto le promozioni, quando, nel giorno istesso, i promossi e delusi con pubblico foglio rinunziarono i ricevuti avanzamenti, dicendo non meritarne per le opere facili della rivoluzione, e averne ottenuti larghissimi dalla felicità de' successi: finta e necessaria virtù, dispetto vero e segreto.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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