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      Furono ingiusti ed ingrati, perciocché la legge non escludeva i nobili; e non vi ha in Napoli altra nobiltà che di nome, e questi nomi, Colonna, Caracciolo, Pignatelli, Serra, altre cento nobilissime famiglie, diedero alla scure il primo sangue per amore di libertà. Qui, di poco anticipando i tempi, mi convien dire che, di ventiquattro deputati siciliani, la terza parte era di nobili, la quarta di preti, gli altri dieci fra tutti i ceti della società; onde veggasi come ancora duravano nelle opinioni di quel popolo le preminenze feudali ed ecclesiastiche.
      Terminate le elezioni, venuti gli eletti alla città, giunse il I° ottobre, giorno fissato per l'apertura del Parlamento. Era surta voce che il re deputerebbe il Vicario; e veramente abbisognarono arti e preghiere dei ministri e del figlio per dissuaderlo dal proponimento, e scrivere lettere che dissipassero la popolare inquietudine. Altra voce diceva che i liberali volessero dar segni al re di servile obbedienza, tirando a braccio la carrozza regia; ma un'ordinanza di polizia vietandolo, rassicurò gli animi dalle turbolenze che spesso produce la troppa gioia dei popoli. Ed infine, credendosi angusta per la cerimonia, come che destinata alle adunanze del Parlamento, la sala di San Sebastiano, fu apparecchiata la più vasta chiesa dello Spirito Santo. Il re doveva recarvisi alle undici ore della mattina, i deputati ed i primi dell'esercito e della Corte alle dieci; e frattanto non ancora spuntava la prima luce del giorno, ed il popolo ingomberava la magnifica strada e le tre piazze di Toledo: imperciocché alla immensa popolazione della città erasi aggiunto gran numero di provinciali, venuti per interesse o curiosità fin dalle parti estreme del regno.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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