Ma questi eserciti stavano nei nomi perciocché nessuna schiera era in movimento, né si provvedeva ai mezzi della guerra, vesti, vettovaglie, ospedali, aumento d'armi, aumento d'uomini. Si viveva alla spensierata.
L'ozio vergognoso fu scosso da nuove lettere del re, scritte il 28 gennaio da Laybach, pervenute al reggente il 9 febbraio per mano del duca del Gallo, che il re aveva chiamato da Gorizia per istruirlo delle decisioni dei re congregati, e farlo portatore in Napoli dei suoi fogli, e consigliero al figlio, al Parlamento, al popolo di rassegnazione e di quiete. Gli aveva imposto di assistere al congresso di quei ministri come testimone e nuncio della concordia dei potentati, e del proponimento di mantenere le stabilite cose. Egli perciò vidde il ministro d'Austria Metternich precedere ai ministri di Russia, Prussia, Francia, Inghilterra, e dei principi italiani; vidde tra quelli sedere e consultare, come ambasciatore del regno delle Sicilie, il principe Ruffo, lo stesso che dal re poco innanzi era stato càsso d'impiego; udì che le tre monarchie della Santa Alleanza opererebbero colle armi, mentre assentiva la Francia, non contrastava l'Inghilterra, e i Governi d'Italia applaudivano. Tali cose riferì a voce; le proprie parole del re erano:
Figlio carissimo, voi ben conoscete i sentimenti che mi animano per la felicità de' miei popoli, e i motivi pei quali solamente ho intrapreso, ad onta della mia età e della stagione, un così lungo e penoso viaggio. Ho riconosciuto che il nostro paese era minacciato da nuovi disastri, ed ho creduto perciò che nessuna considerazione dovesse impedirmi di fare il tentativo che mi veniva dettato dai più sacri doveri.
Fin da' miei primi abboccamenti con i sovrani, ed in seguito delle comunicazioni, che mi furono fatte, delle deliberazioni che hanno avuto luogo dalla parte dei Gabinetti riuniti a Troppau, non mi è restato più dubbio alcuno sulla maniera colla quale le Potenze giudicano gli avvenimenti accaduti in Napoli dal 2 luglio a questo giorno.
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