Il reggente rispose che avrebbe cosultato il Parlamento. Indi a poco, nel giorno stesso, il ministro di Francia dichiarò al reggente che il suo Governo aderiva alle decisioni del congresso di Laybach; ed il ministro inglese, che la Inghilterra starebbe neutrale nelle presenti contese.
XXX. Era vicino e grave il pericolo; il reggente convocò il Parlamento straordinario, e dal quarto giorno, perocché sollecitamente si adunarono i deputati, ne fece apertura. Adombrò le decisioni del congresso; disse che il duca del Gallo ne avrebbe riferite le particolarità; si promise fedele al voto del Parlamento, alle sorti della nazione, agli antichi giuramenti; e pregando senno, maturità, fermezza, partì applaudito dai deputati e dal popolo. Fu osservato che, al rammentare i pericoli e i giuramenti, uscì rotta la voce come improvviso turbamento di affetti la impedisse. Poscia il duca del Gallo narrò i trattamenti e le violenze patite nel viaggio; le sue opere, come che inutili, per giungere in Laybach; come infine vi fu chiamato dal re; il comando ricevutone di assistere alla adunanza dei ministri, il divieto di nulla opporre, ma udire, partire a volo, e qui persuadere la rassegnazione e la pace. Quel rapporto fu rapido, sincero, laudato. Quindi lesse la lettera del re al figlio, le lettere dei tre sovrani, le note degli ambasciatori d'Inghilterra e di Francia; palesò le conferenze tenute nella reggia la sera del 9, riferì le ostili disposizioni delle Corti d'Italia; non die' consigli, non die' preghiere; disse che il Ministero eseguirebbe i voleri del reggente, perché il reggente seconderebbe le decisioni del Parlamento: disegnò i benefizi e le speranze, in guerra, in pace, che nascono dalla concordia dei poteri, e partì. Il popolo, al suo partire, alzò grido di guerra; ed il Parlamento deliberò che il dimani tratterebbe di quel grave subbietto.
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