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      E però un esercito che marciasse contra il Liri per la strada di Valmontone e Ceprano, esporrebbe il fianco al nemico, e facilmente resterebbe diviso dalla sua base. Fu quindi creduto (benché dubbiamente, come chi indaga gli altrui pensieri) che l'oste tedesca, anzi che il Liri, assalterebbe gli Abruzzi. Stêsse in prima linea il nostro secondo esercito, in seconda ed in riserva il primo; i quali, comunicando per la grande strada degli Abruzzi e per valle chiamata di Roveto, contraporrebbero al nemico il tutto delle forze, qualunque fosse il punto combattuto della frontiera.
      Farebbero il maggior nerbo del nostro esercito i battaglioni più sciolti e più destri, che han nome di leggeri, così convenendo al terreno alpestre degli Abruzzi, ed a schiere nuove tumultuariamente composte. Reggerebbe il general Pepe diecimila soldati di vecchia milizia, ventimila di nuova; il general Carrascosa diciottomila degli uni, ventiduemila degli altri; quattromila, prescelti per esercizio d'armi e disciplina, resterebbero presidio della città, guardia della reggia, ultima riserva. Il general Pepe, capo delle milizie civili, affermava che, di trentaseimila militi abruzzesi, ventiquattromila erano vestiti alla militare, armati e vogliosi di guerra; ma il Consiglio non volendo usare sopra modo dello zelo di quelle province, ne prese a difenderle quanto dalle altre del regno; e vi aggiunse i militi della Calabria, patria del generale, e i Dauni, e gl'Irpini, da lui formati nell'anno 18 e suoi compagni nelle rivoluzioni del 6 luglio.
      Le strade, i sentieri, le valli che menano dallo Stato Romano agli Abruzzi, erano state chiuse per forti opere di guerra; altre opere munivano il Liri; si fecero inespugnabili le strette d'Itri; ed una fortezza in Montecassino ed un gran campo in Mignano; altro in Cassano; due forti in Pontecorvo e Mondragone, e doppia testa di ponte al Garigliano.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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