Giunto il dì 23 di quel mese di marzo 1821, l'esercito tedesco entrò in città, s'impadronì dei forti, accampò nelle piazze, si guardava come fra nemici. Non fu nel pubblico allegrezza, nemmen d'uso e di plebe; né appariva mestizia, o che gli addolorati temessero di mostrarla, o che tutti gli affetti cuoprisse lo stupore.
LIBRO DECIMO
REGNO DI FERDINANDO I
(1821-1825)
CAPO PRIMO
Stato morale del regno dopo la caduta del reggimento costituzionale
I. Caduto il Governo costituzionale, cessato l'universale sbalordimento, si palesarono della portentosa rovina le cagioni. Fu prima la facilità del rivolgimento, per lo che, non levandosi in fama uomini nuovi, si affidò il governo dello Stato a personaggi di antica autorità. Erano i murattisti valevoli al reggimento dei popoli, ma con usanze e persuasioni contrarie o lontane da Stato tanto libero quanto il costituzionale delle Cortes. Ché se novatori fossero stati eglino stessi, quel rivolgimento, trovando sostegno nella esperienza e nel senno di uomini numerosi e gagliardi, gridava altro statuto che lo spagnuolo: lasciava più potente la monarchia; più affrenato il popolo; componeva uno Stato meglio adatto alla presente politica europea: onde nella pace meno difficili gli accomodamenti, e nella guerra più onorevoli, sebben forse più gravi, le avversità. Vero è che i potentati di Europa mal volentieri avrieno visto il risorgimento e la fortuna di una fazione combattuta per quattro lustri; ma, forzati a scegliere tra cose ingrate, avrebbero anteposto il genio monarchico e quasi assoluto dei Napoleonici al troppo libero, pericoloso, novissimo dei Carbonari. Si aggiunse la scelta tumultuaria e cieca dello Statuto di Spagna, difettivo per vizi intrinseci, impossibile in doppio regno e con la Sicilia avversa, sotto re presente e nemico, tra popoli scorretti ed instabili, immaturi a tanta libertà.
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