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      Ne' quali trovati fu sagacissimo, ed in ben dire, in bene operare infaticabile il deputato Poerio: suoi pregi sventurati, perché, sterili allora, gli fruttarono più tardi prigionia, esilio, molti danni, quasi povertà, fama più bella.
      Per ciò che ho detto del Ministero e del Parlamento, ossia delle due parti operose dello Stato, la memoria degli uomini riterrà che, tra molti vizi, molte virtù pubbliche si mostrarono, e, fra certi transitori mali, un grande e stabile bene si alzava. Erano quindi, dopo la caduta di quel reggimento, dolorosi spettacoli all'universale la perduta libertà, la soprastante tirannide; sentivano per fino i tristi crucciarsi dei tradimento, degl'inganni, delle male opere; la stessa indifferenza, l'aver poco fatto era cagione a pentimento. Sensi tutti di virtù tardiva, cangiati meritamente in supplicio delle coscienze.
     
      CAPO SECONDO
      Riordinamento dell'assoluta monarchia
     
      III Così la città ed il regno, certi di vicina come che incognita sventura, stavano inquieti e costernati: non alcun uomo nei nove mesi, per genio, o timore, o vaghezza, o ambizione, non aveva operato e detto qualche cosa conforme al tempo; non alcun uomo, fra tanti sdegni civili, potea sperare che gli mancasse delatore o nemico: il re offeso, sdegnato e per natura sordo a pietà, inchinevole a vendetta; esercito che lo secondava, poderoso e straniero; pravi costumi; età corrotta. Era universale il pericolo e lo spavento. Alle prime fughe de' più conti settari, altre succederono; e de' rimasti chi andava ramingo nel regno, chi nascondevasi, chi troppo si palesava per mostrar coscienza sicura; tutti tremavano.
      Nel qual tempo il re in Firenze consultava col principe di Canosa le regole di governo.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
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