Poco appresso altri generali, Arcovito, Colonna, Costa, Russo; altri deputati, Poerio, Pepe, Piccolelli; e consiglieri di Stato, Buzzelli, Rossi, Bruni; e magistrati ed uomini chiari per virtù e per opere, furono imprigionati. La insidiosa Polizia con mala industria diceva esser molti altri destinati alla pena, e indicava i nomi acciocché fuggissero, desiderando degl'innocenti la fuga, non il giudizio. Non che mancassero giudici iniqui a condannarli, ma la manifesta ingiustizia faceva timore, e nondimeno l'odio sfogava; però che nella presente lega delle Polizie europee i fuggitivi sarieno stati dovunque altrove straziati; e per l'andar volontario sospettandosi mala coscienza e delitti, avrebbero incontrata doppia pena, l'esilio e la infamia. Così spinto a fuggire fu il general Carascosa. Ma poi scoperto l'inganno, cessarono le fughe; e non potendo ad un punto castigar per giudizi quanti l'odio accennava, se ne scrissero i nomi e si attendeva l'opportunità alle vendette. La fama, forse maligna, come suole contro i potenti, diceva inscritti quattromila nomi nel libro esiziale, e che continuo cresceva di pagine per le cure delle giunte scrutatrici. Era ferocissima quella per l'esercito; nella quale usando scrutinare per dimande, il capo di lei general Sangro interrogava: - Siete mai stato carbonaro? Avete mai disertato? Commetteste alcun altro delitto contro il re e lo Stato? - Domande sfrontate, perché da lui, che, carbonaro nel 1821, disertò col figlio dalle giurate insegne. Così che spesso la indignazione de' sottoposti, vincendo la prudenza, facea rispondere svergognando e confondendo quel tristo. Dopo di allora quella giunta e le compagne, mutato stile, giudicando per segrete inquisizioni, furono più libere, più infeste.
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