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      XIV. Partirono nel tempo stesso Medici da Firenze, Canosa da Napoli, che tornò all'antico asilo di Pisa. E poiché di questo uomo ho narrato molti fatti sparsamente nelle mie istorie, dirò quel che rimane; sperando durevole il presente stato di lui, per quanto la vita gli durerà. Egli, in Pisa, nel primo esilio invaghì di Anna Orselli, figliuola di un cenciaio, sventurata per disonesta madre, che vendeva le proprie vecchie libidini e le nuove della fanciulla. Nel secondo esilio, rimasto vedovo, fra gli ozi a lui penosi della vita privata, avendo avute due figliuole da quella femmina, la fece sua moglie; ma per fuggir la vergogna partì da Pisa e si raccolse in Genova colla sposa e la suocera. Il padre di lei nol seguì: e pregato dal genero a lasciare per larga mercede il povero mestiero, non volle; né volle accettar doni, sempre dicendo ch'egli abborriva le antiche disonestà delle sue donne, e le recenti nozze con uomo disuguale, tenuto malvagio nel mondo, e che la presente miseria eragli onorata, e più lauta vita ricorderebbe le sue vergogne. Così egli vive in Pisa da povero cenciaio; ed il Canosa, in Genova, solitario, o da male persone visitato, tra suocera e moglie svergognate, con cinque figli bambini, scacciato da quella patria dove governano le sue massime, lontano dalla famiglia vera di figli e congiunti ragguardevoli, senza amici, senza seguaci, se non pochi tristi, ancora straziato dalle ambizioni e da brama (che Iddio frastorni) di più vaste vendette.
      Ma nel regno la speranza di miglior governo decadeva, perciocché la gioia pubblica per il ritorno del cavalier Medici, e l'odio contro lui ancora vivo del re, così che ne' consigli nol mirava in volto, avvisarono quello astuto e vecchio ministro che gli bisognava demeritar le lodi del pubblico, e molcere l'animo del suo signore; cose che otterrebbe straziando gli afflitti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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