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      – Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?
      Mastr’Antonio, tutto contento, andò subito a prendere sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure. Ma quando fu lì per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani, andò a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto.
      – Ah! gli è con questo bel garbo, mastr’Antonio, che voi regalate la vostra roba? M’avete quasi azzoppito!...
      – Vi giuro che non sono stato io!
      – Allora sarò stato io!...
      – La colpa è tutta di questo legno...
      – Lo so che è del legno: ma siete voi che me l’avete tirato nelle gambe!
      – Io non ve l’ho tirato!
      – Bugiardo!
      – Geppetto, non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!...
      – Asino!
      – Polendina!
      – Somaro!
      – Polendina!
      – Brutto scimmiotto!
      – Polendina!
      A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname; e lì se ne dettero un sacco e una sporta.
      A battaglia finita, mastr’Antonio si trovo due graffi di più sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto. Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
      Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr’Antonio, se ne tornò zoppicando a casa.
     
     
      III
      Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino.
     
      La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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