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      – E ora, – gli domandò la Volpe, – che cosa vuoi farne di codeste monete?
      – Prima di tutto, – rispose il burattino, – voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova, tutta d’oro e d’argento e coi bottoni di brillanti: e poi voglio comprare un Abbecedario per me.
      – Per te?
      – Davvero: perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono.
      – Guarda me! – disse la Volpe. – Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba.
      – Guarda me! – disse il Gatto. – Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi.
      In quel mentre un Merlo bianco, che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada, fece il solito verso e disse:
      – Pinocchio, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni: se no, te ne pentirai!
      Povero Merlo, non l’avesse mai detto! Il Gatto, spiccando un gran salto, gli si avventò addosso, e senza dargli nemmeno il tempo di dire ohi se lo mangiò in un boccone, con le penne e tutto.
      Mangiato che l’ebbe e ripulitasi la bocca, chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco, come prima.
      – Povero Merlo! – disse Pinocchio al Gatto, – perché l’hai trattato così male?
      – Ho fatto per dargli una lezione. Così un’altra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri.
      Erano giunti più che a mezza strada, quando la Volpe, fermandosi di punto in bianco, disse al burattino:
      – Vuoi raddoppiare le tue monete d’oro?
      – Cioè?
      – Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila?
      – Magari! E la maniera?
      – La maniera è facilissima.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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