– E Melampo faceva proprio così? – domandò Pinocchio.
– Faceva così, e fra noi e lui siamo andati sempre d’accordo. Dormi dunque tranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui, ti lasceremo sul casotto una gallina bell’e pelata, per la colazione di domani. Ci siamo intesi bene?
– Anche troppo bene!... – rispose Pinocchio: e tentennò il capo in un certo modo minaccioso, come se avesse voluto dire: «Fra poco ci riparleremo!».
Quando le quattro faine si credettero sicure del fatto loro, andarono difilato al pollaio, che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane, e aperta a furia di denti e di unghioli la porticina di legno, che ne chiudeva l’entratina, vi sgusciarono dentro, una dopo l’altra. Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza.
Quello che l’aveva richiusa era Pinocchio; il quale, non contento di averla richiusa, vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra, a guisa di puntello.
E poi cominciò ad abbaiare: e, abbaiando proprio come se fosse un cane di guardia, faceva colla voce bu-bu-bu-bu.
A quell’abbaiata, il contadino saltò dal letto e, preso il fucile e affacciatosi alla finestra, domandò:
– Che c’è di nuovo?
– Ci sono i ladri! – rispose Pinocchio.
– Dove sono?
– Nel pollaio.
– Ora scendo subito.
E infatti, in men che non si dice amen, il contadino scese: entrò di corsa nel pollaio e, dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine, disse loro con accento di vera contentezza:
– Alla fine siete cascate nelle mie mani!
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