– Dimmi, bambino, che cosa fai costaggiù?
– Non lo vedi? piango! – disse Pinocchio alzando il capo verso quella voce e strofinandosi gli occhi colla manica della giacchetta.
– Dimmi, – soggiunse allora il Colombo – non conosci per caso fra i tuoi compagni, un burattino, che ha nome Pinocchio?
– Pinocchio?... Hai detto Pinocchio? – ripeté il burattino saltando subito in piedi. – Pinocchio sono io!
Il Colombo, a questa risposta, si calò velocemente e venne a posarsi a terra. Era più grosso di un tacchino.
– Conoscerai dunque anche Geppetto? – domandò al burattino.
– Se lo conosco? È il mio povero babbo! Ti ha forse parlato di me? Mi conduci da lui? Ma è sempre vivo? Rispondimi per carità: è sempre vivo?
– L’ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare.
– Che cosa faceva?
– Si fabbricava da sé una piccola barchetta per traversare l’Oceano. Quel pover’uomo sono più di quattro mesi che gira per il mondo in cerca di te: e non avendoti potuto trovare, ora si è messo in capo di cercarti nei paesi lontani del nuovo mondo.
– Quanto c’è di qui alla spiaggia? – domandò Pinocchio con ansia affannosa.
– Più di mille chilometri.
– Mille chilometri? O Colombo mio, che bella cosa potessi avere le tue ali!...
– Se vuoi venire, ti ci porto io.
– Come?
– A cavallo sulla mia groppa. Sei peso di molto?...
– Peso? tutt’altro! Son leggiero come una foglia.
E lì, senza stare a dir altro, Pinocchio saltò sulla groppa al Colombo e messa una gamba di qua e l’altra di là, come fanno i cavallerizzi, gridò tutto contento: – Galoppa, galoppa, cavallino, ché mi preme di arrivar presto!
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