– Ve ne sono sicuro, – rispose il Delfino. – Anzi, ne troverai uno poco lontano di qui.
– E che strada si fa per andarvi?
– Devi prendere quella viottola là, a mancina, e camminare sempre diritto al naso. Non puoi sbagliare.
– Mi dica un’altra cosa. Lei che passeggia tutto il giorno e tutta la notte per il mare, non avrebbe incontrato per caso una piccola barchettina con dentro il mi’ babbo?
– E chi è il tuo babbo?
– Gli è il babbo più buono del mondo, come io sono il figliuolo più cattivo che si possa dare.
– Colla burrasca che ha fatto questa notte, – rispose il delfino, – la barchettina sarà andata sott’acqua.
– E il mio babbo?
– A quest’ora l’avrà inghiottito il terribile Pesce-cane, che da qualche giorno è venuto a spargere lo sterminio e la desolazione nelle nostre acque.
– Che è grosso di molto questo Pesce-cane? – domandò Pinocchio, che digià cominciava a tremare dalla paura.
– Se gli è grosso!... – replicò il Delfino. – Perché tu possa fartene un’idea, ti dirò che è più grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una boccaccia così larga e profonda, che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa.
– Mamma mia! – gridò spaventato il burattino: e rivestitosi in fretta e furia, si voltò al delfino e gli disse: – Arrivedella, signor pesce: scusi tanto l’incomodo e mille grazie della sua garbatezza.
Detto ciò, prese subito la viottola e cominciò a camminare di un passo svelto; tanto svelto, che pareva quasi che corresse. E a ogni più piccolo rumore che sentiva, si voltava subito a guardare indietro, per la paura di vedersi inseguire da quel terribile pesce-cane grosso come una casa di cinque piani e con un treno della strada ferrata in bocca.
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