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      E anche il maestro se ne lodava, perché lo vedeva attento, studioso, intelligente, sempre il primo a entrare nella scuola, sempre l’ultimo a rizzarsi in piedi, a scuola finita.
      Il solo difetto che avesse era quello di bazzicare troppi compagni: e fra questi, c’erano molti monelli conosciutissimi per la loro poca voglia di studiare e di farsi onore.
      Il maestro lo avvertiva tutti i giorni, e anche la buona Fata non mancava di dirgli e di ripetergli più volte:
      – Bada, Pinocchio! Quei tuoi compagnacci di scuola finiranno prima o poi col farti perdere l’amore allo studio e, forse forse, col tirarti addosso qualche grossa disgrazia.
      – Non c’è pericolo! – rispondeva il burattino, facendo una spallucciata e toccandosi coll’indice in mezzo alla fronte, come per dire: «C’è tanto giudizio qui dentro!».
      Ora avvenne che un bel giorno, mentre camminava verso scuola, incontrò un branco dei soliti compagni, che andandogli incontro, gli dissero:
      – Sai la gran notizia?
      – No.
      – Qui nel mare vicino è arrivato un Pesce-cane, grosso come una montagna.
      – Davvero?... Che sia quel medesimo Pesce-cane di quando affogò il mio povero babbo?
      – Noi andiamo alla spiaggia per vederlo. Vieni anche tu?
      – Io, no: voglio andare a scuola.
      – Che t’importa della scuola? Alla scuola ci anderemo domani. Con una lezione di più o con una di meno, si rimane sempre gli stessi somari.
      – E il maestro che dirà?
      – Il maestro si lascia dire. È pagato apposta per brontolare tutto il giorno.
      – E la mia mamma?...
      – Le mamme non sanno mai nulla, – risposero quei malanni.


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





Fata Pinocchio Pesce-cane Pesce-cane