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      Quando il pescatore ebbe tirata fuori la rete dal mare, gridò tutto contento:
      – Provvidenza benedetta! Anch’oggi potrò fare una bella scorpacciata di pesce!
      – Manco male, che io non sono un pesce! – disse Pinocchio dentro di sé, ripigliando un po’ di coraggio.
      La rete piena di pesci fu portata dentro la grotta, una grotta buia e affumicata, in mezzo alla quale friggeva una gran padella d’olio, che mandava un odorino di moccolaia da mozzare il respiro.
      – Ora vediamo un po’ che pesci abbiamo presi! – disse il pescatore verde; e ficcando nella rete una manona così spropositata, che pareva una pala da fornai, tirò fuori una manciata di triglie.
      – Buone queste triglie! – disse, guardandole e annusandole con compiacenza. E dopo averle annusate, le scaraventò in una conca senz’acqua.
      Poi ripeté più volte la solita operazione; e via via che cavava fuori gli altri pesci, sentiva venirsi l’acquolina in bocca e gongolando diceva:
      – Buoni questi naselli!...
      – Squisiti questi muggini!...
      – Deliziose queste sogliole!...
      – Prelibati questi ragnotti!...
      – Carine queste acciughe col capo!...
      Come potete immaginarvelo, i naselli, i muggini, le sogliole, i ragnotti e le acciughe, andarono tutti alla rinfusa nella conca, a tener compagnia alle triglie.
      L’ultimo che restò nella rete fu Pinocchio.
      Appena il pescatore l’ebbe cavato fuori, sgranò dalla maraviglia i suoi occhioni verdi, gridando quasi impaurito:
      – Che razza di pesce è questo? Dei pesci fatti a questo modo non mi ricordo di averne mai mangiati!
      E tornò a guardarlo attentamente, e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso, finì col dire:


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Pinocchio
di Carlo Collodi
pagine 153

   





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