Quell’odorino mi ha stuzzicato l’appetito, e io gli sono andato dietro. Se arrivavo un minuto più tardi!...
– Non me lo dire! – urlò Pinocchio che tremava ancora dalla paura. – Non me lo dire! Se tu arrivavi un minuto più tardi, a quest’ora io ero bell’e fritto, mangiato e digerito. Brrr!... mi vengono i brividi soltanto a pensarvi!...
Alidoro, ridendo, stese la zampa destra verso il burattino, il quale gliela strinse forte forte in segno di grande amicizia: e dopo si lasciarono.
Il cane riprese la strada di casa: e Pinocchio, rimasto solo, andò a una capanna lì poco distante, e domandò a un vecchietto che stava sulla porta a scaldarsi al sole:
– Dite, galantuomo, sapete nulla di un povero ragazzo ferito nel capo e che si chiamava Eugenio?...
– Il ragazzo è stato portato da alcuni pescatori in questa capanna, e ora...
Ora sarà morto!... – interruppe Pinocchio con gran dolore.
– No: ora è vivo, ed è già ritornato a casa sua.
– Davvero, davvero? – gridò il burattino, saltando dall’allegrezza. – Dunque la ferita non era grave?
– Ma poteva riuscire gravissima e anche mortale, – rispose il vecchietto, – perché gli tirarono sul capo un grosso libro rilegato in cartone.
– E chi glielo tirò?
– Un suo compagno di scuola: un certo Pinocchio...
– E chi è questo Pinocchio? – domandò il burattino facendo lo gnorri.
– Dicono che sia un ragazzaccio, un vagabondo, un vero rompicollo...
– Calunnie! Tutte calunnie!
– Lo conosci tu questo Pinocchio?
– Di vista! – rispose il burattino.
– E tu che concetto ne hai?
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