– Andiamo là e bussiamo.
Difatti andarono, e bussarono alla porta.
– Chi è? – disse una vocina di dentro.
– Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto, – rispose il burattino.
– Girate la chiave, e la porta si aprirà, – disse la solita vocina.
Pinocchio girò la chiave, e la porta si apri. Appena entrati dentro, guardarono di qua, guardarono di là, e non videro nessuno.
– O il padrone della capanna dov’è? – disse Pinocchio maravigliato.
– Eccomi quassù!
Babbo e figliuolo si voltarono subito verso il soffitto, e videro sopra un travicello il Grillo-parlante:
– Oh! mio caro Grillino, – disse Pinocchio salutandolo garbatamente.
– Ora mi chiami il «tuo caro Grillino», non è vero? Ma ti rammenti di quando, per scacciarmi di casa tua, mi tirasti un martello di legno?...
– Hai ragione, Grillino! Scaccia anche me... tira anche a me un martello di legno: ma abbi pietà del mio povero babbo...
– Io avrò pietà del babbo e anche del figliuolo: ma ho voluto rammentarti il brutto garbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsi cortesi con tutti, se vogliamo esser ricambiati con pari cortesia nei giorni del bisogno.
– Hai ragione, Grillino, hai ragione da vendere e io terrò a mente la lezione che mi hai data. Ma mi dici come hai fatto a comprarti questa bella capanna?
– Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra, che aveva la lana d’un bellissimo colore turchino.
– E la capra dov’è andata? – domandò Pinocchio con vivissima curiosità.
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