– Non lo so.
– E quando ritornerà?...
– Non ritornerà mai. Ieri è partita tutta afflitta, e, belando, pareva che dicesse: “Povero Pinocchio... oramai non lo rivedrò più... il Pesce-cane a quest’ora l’avrà bell’e divorato!...”.
– Ha detto proprio così?... Dunque era lei!... Era lei!... era la mia cara Fatina!... – cominciò a urlare Pinocchio, singhiozzando e piangendo dirottamente.
Quand’ebbe pianto ben bene, si rasciugò gli occhi e, preparato un buon lettino di paglia, vi distese sopra il vecchio Geppetto. Poi domandò al Grillo-parlante:
– Dimmi, Grillino: dove potrei trovare un bicchiere di latte per il mio povero babbo?
– Tre campi distante di qui c’è l’ortolano Giangio, che tiene le mucche. Và da lui e troverai il latte, che cerchi.
Pinocchio andò di corsa a casa dell’ortolano Giangio; ma l’ortolano gli disse:
– Quanto ne vuoi del latte?
– Ne voglio un bicchiere pieno.
– Un bicchiere di latte costa un soldo. Comincia intanto dal darmi il soldo.
– Non ho nemmeno un centesimo, – rispose Pinocchio tutto mortificato e dolente.
– Male, burattino mio, – replicò l’ortolano. – Se tu non hai nemmeno un centesimo, io non ho nemmeno un dito di latte.
– Pazienza! – disse Pinocchio e fece l’atto di andarsene.
– Aspetta un po’, – disse Giangio. – Fra te e me ci possiamo accomodare. Vuoi adattarti a girare il bindolo?
– Che cos’è il bindolo?
– Gli è quell’ordigno di legno, che serve a tirar su l’acqua dalla cisterna, per annaffiare gli ortaggi.
– Mi proverò...
– Dunque, tirami su cento secchie d’acqua e io ti regalerò in compenso un bicchiere di latte.
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