E uscito di casa, comincị a correre tutto allegro e contento. Quando a un tratto sent́ chiamarsi per nome: e voltandosi, vide una bella Lumaca che sbucava fuori della siepe.
– Non mi riconosci? – disse la Lumaca.
– Mi pare e non mi pare...
– Non ti ricordi di quella Lumaca, che stava per cameriera con la Fata dai capelli turchini? Non ti rammenti di quella volta, quando scesi a farti lume e che tu rimanesti con un piede confitto nell’uscio di casa?
– Mi rammento di tutto, – griḍ Pinocchio. – Rispondimi subito, Lumachina bella: dove hai lasciato la mia buona Fata? Che fa? Mi ha perdonato? Si ricorda sempre di me? Mi vuol sempre bene? È molto lontana da qui? Potrei andare a trovarla?
A tutte queste domande fatte precipitosamente e senza ripigliar fiato, la Lumaca rispose con la sua solita flemma:
– Pinocchio mio! La povera Fata giace in un fondo di letto allo spedale!...
– Allo spedale?...
– Pur troppo! Colpita da mille disgrazie, si è gravemente ammalata e non ha più da comprarsi un boccon di pane.
– Davvero?... Oh! Che gran dolore che mi hai dato! Oh! povera Fatina! Povera Fatina! Povera Fatina!... Se avessi un milione, correrei a portarglielo... Ma io non ho che quaranta soldi... eccoli qui: andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili, Lumaca, e và a portarli subito alla mia buona Fata.
– E il tuo vestito nuovo?...
– Che m’importa del vestito nuovo? Venderei anche questi cenci che ho addosso, per poterla aiutare! Và, Lumaca, sṕcciati: e fra due giorni ritorna qui, che spero di poterti dare qualche altro soldo.
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