La trattino colla cortesia cui hanno trattato me stessa; e se il galateo moderno non avrà per loro nulla da insegnare, la Gente per bene si troverà in famiglia, in casa di gentiluomini.
Milano, 1891
LA MARCHESA COLOMBI.
INTRODUZIONE
Le mie gentili lettrici, ed i miei gentili lettori dato che vi sieno lettori pel mio libriccino, e che sieno gentili, debbono usarmi la cortesia di tornare colla mente alla presentazione che l'illustre commediografo Paolo Ferrari fece loro di me, Marchesa Colombi, in una serata che dedicò a Parini ed alla satira.
Si ricordano l'epoca di quella presentazione?
Fu poco dopo la pubblicazione del Mattino di Parini, fatta, come ognuno sa, nel 1763.
Io era giovane, giovanissima allora, sposa da poco tempo. Non avevo che diciasette anni; non uno di più. Ma, se ai diciasette che avevo allora, aggiungo i centoventisei che sono trascorsi, non posso a meno di riconoscere che la mia fede di nascita deve attribuirmi la venerabile età di 143.
Questo calcolo deve averlo fatto poco galantemente bisogna convenire il primo editore di questo libro quando mi disse:
Lei, Marchesa, che vive da tanti e tanti anni nella società elegante, che ha potuto osservarne i costumi durante tre o quattro generazioni, dovrebbe scrivermi un libro, che trattasse appunto dei doveri e delle convenienze sociali. Una specie di Galateo moderno, che, preso a studiare anche da una persona che abbia vissuto sempre in campagna, le servisse di guida, e le insegnasse a condursi ed a figurar bene in tutte le circostanze della vita.
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