Una mattina, giocando con un calendario che stava sul camino, la piccola Gemma vide che quel giorno era San Gaudenzio. L'onomastico della sua governante, che si chiamava Gaudenzina. Cosa fare? Non lo aveva saputo prima, ed omai il babbo era andato allo studio, e non c'era speranza che rientrasse fin all'ora del pranzo. Tuttavia la bimba era compresa del suo dovere, e si sarebbe fatto uno scrupolo di non fare un complimento alla governante.
Nel suo imbarazzo pensò di andare in cucina a consultare la cuoca.
Se tu volessi andar a prender de' fiori, Margherita... insinuò la Gemma colla voce supplichevole.
Sie! De' fiori ai ventidue di gennaio; dove li prendo?
Allora, aiutami a pensare cosa debbo fare per la signorina; (la signorina era l'appellativo con cui si soleva nominare la severa governante, che non era mai discesa alla famigliarità di lasciarsi chiamare col suo nome).
Fu un'ardua questione. La cuoca cominciò col proporre alla bimba di fare un sonetto.
La Gemma non sapeva cosa fosse un sonetto.
Un sonetto, come quello lungo lungo, che ha recitato lo scorso Natale al babbo, spiegò la cuoca.
Quella era una poesia.
Ebbene, una poesia è un sonetto. Ne faccia uno e lo reciti questa sera alla signorina.
Ma io non so farlo.
Se scrive sempre!...
Sì, ma non so come si fa a far le poesie. So soltanto copiare.
Ne copii una da un libro. Ne ha tanti!
Era un'idea. La bimba la trovò subblime, e la proposta fu approvata alla piccola unanimità da quell'ingenua assemblea.
La Gemma si mise a sfogliare con gran sussiego il suo libro di lettura, ed a leggerne tutte le poesie.
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